Caserta. Alla scoperta di un territorio

Il Belvedere di San Leucio
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Prima dell’ascesa al Trono di Spagna (1759) Carlo di Borbone aveva inviato, su suggerimento di Bernardo Tanucci, alcuni giovani in Francia per formarli nell’arte della tessitura della seta.
Nel 1778, su progetto dell’architetto Francesco Collecini (Roma, 1723 3 Napoli, 1804), Ferdinando IV, asceso al Trono di Napoli a seguito dell’abdicazione di Carlo, aveva approvato l’edificazione di un complesso che fu noto come Belvedere di San Leucio
Questo ospitò in primis i giovani di ritorno dall’esperienza francese, dando luogo alla Real Colonia di San Leucio che, in seguito, basò il suo funzionamento su uno Statuto (1789) che stabiliva leggi e regole valide per quella Comunità
In seguito si aggregarono artigiani francesi, genovesi, piemontesi e messinesi che si stabilirono a San Leucio anche per usufruire dei benefici che il Governo Borbonico concedeva ai lavoratori delle seterie
La Soprintendenza ABAP per le Province di Caserta e Benevento si è più volte occupata del Belvedere di San Leucio nella sua attività di tutela.
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Approfondimento sulla tecnica esecutiva del restauro per il Bagno Grande di San Leucio

La Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis
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Costruita sull’antico tempio di Diana Tifatina, la Basilica di Sant’Angelo in Formis custodisce un ciclo di affreschi considerato tra i più importanti di tutta l’arte romanica.
Come la cattedrale di Caserta Vecchia e l’Abbazia di San Pietro ad Montes, la basilica di S. Angelo in Formis rispecchia i modelli di Desiderio da Montecassino.
Gli affreschi, che occupano quasi tutte le pareti della chiesa, possono essere considerati una Bibbia per immagini. Tra le testimonianze pittoriche, all’interno e all’esterno della chiesa, vi sono notevoli esempi di arte bizantina. Tra queste spiccano il San Michele, sulla lunetta del portale di ingresso e l’imponente Cristo in Maestà nell’abside maggiore.
Immagine: Desiderio da Montecassino porge il modellino della chiesa (abside maggiore, particolare)
La Soprintendenza ABAP per le Province di Caserta e Benevento si è più volte occupata della Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis nella sua attività di tutela.
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Abbazia di San Pietro ad Montes
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La data precisa di edificazione del complesso abbaziale di San Pietro ad Montes risulta ignota. Tuttavia il primo documento noto fa riferimento ad un monasterio Sancti Petri, quod constitutum est ad radicem montis caserte, ossia un monastero di San Pietro ai piedi dei Monti di Caserta (Monti Tifatini). Tale documento risale al giugno del 1139 e riferisce di un atto di donazione stipulato tra il Signore di Caserta Nicola Frainella e l’abate Giovanni di Sant’Amasio di Aprino.
Successivamente il conte Roberto Frainella concesse al Monastero di San Pietro ad Montes alcuni privilegi, così come riferito da Giovanni Tescione in Note storiche sull’abbazia di San Pietro ad Montes presso Caserta (Monastica: Studia monastica commentarium ad rem monasticam historice investigandum). In tale documento Roberto di Caserta, alla presenza di Rainulfo casertani judicis nostri fidelis dona all’abate Giovanni la Chiesa di Sant’Amasio con tutti i suoi possessi e gli uomini dipendenti.
L’impianto basilicale di San Pietro ad Montes, come riscontrabile in altri edifici religiosi del territorio, risulta in linea con i dettami di Desiderio da Montecassino.
Il nucleo centrale del complesso religioso, tuttavia, pare sia stato edificato nella seconda metà dell’XI sec. (forse nel 1087). I motivi che favorirono l’edificazione del complesso furono sicuramente la prossimità di una fonte termale (oggi estinta) e, forse, di una cisterna romana dell’Acquedotto Giulio. Edificata dai Benedettini Cassinensi, fu di proprietà dei monaci fino al 1435 quando, dopo la morte dell’abate Ruggero, il complesso fu concesso in commenda a Tommaso Latro, giovane esponente di una nobile famiglia.
La Soprintendenza ABAP per le Province di Caserta e Benevento si è più volte occupata dell’Abbazia di San Pietro ad Montes nella sua attività di tutela.
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Casertavecchia e la cattedrale di San Michele Arcangelo
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Caserta Vecchia, borgo medievale di origine longobarda, ricordata dalle fonti già nel IX secolo, conserva uno splendido esempio di architettura romanica: la cattedrale di San Michele Arcangelo.
Situata sulla piazza del Vescovado, la chiesa, oggi non più adibita a cattedrale, è caratteristica per l’adozione di soluzioni architettoniche e stilistiche arabo-normanne, che la rendono uno degli esempi più significativi del romanico in Italia meridionale.
La sua costruzione inizia intorno al 1113 e si protrae almeno fino al 1153, anno in cui fu consacrata al culto di San Michele Arcangelo, il santo guerriero, il santo dei Longobardi. Il campanile fu costruito successivamente e risale alla prima metà del XIII secolo. Anch’esso presenta soluzioni stilistiche arabo-normanne, come testimonia la presenza di archi intrecciati.
L’interno, con il suo impianto basilicale a tre navate e le colonne di spoglio di età romana, rispecchia i modelli della chiesa di Montecassino, ricostruita dall’abate Desiderio dal 1066. All’interno troviamo opere scultoree, testimonianze pittoriche e arredi ecclesiastici di rilievo.
La Soprintendenza ABAP per le Province di Caserta e Benevento si è più volte occupata del duomo di San Michele Arcangelo nella sua attività di tutela.
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Casertavecchia e la cattedrale di San Michele
Approfondimento: San Michele. Il santo guerriero delle genti longobarde
Ultimo aggiornamento
29 Aprile 2025, 09:43