Bellezze del territorio di Caserta e Benevento


Caserta, fortificazione satellite sulla sommità dei Tifatini

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Risalente al XII-XIV secolo, il Castello di Casertavecchia ha una pianta esagonale con torri e parti persistenti del muro di cinta. Nel lato sud-orientale, invece, la fortezza è poligonale mentre il mastio presenta tre livelli coperti e un terrazzo alla sommità. 

Nella parte sottostante è presente una cisterna, mentre l’accesso al primo piano avviene attraverso una porta/finestra e il secondo salone può essere raggiunto con una scala.

Gli studiosi dibattono sul numero delle torri, oscillante tra quattro e sei. La struttura domina un panorama che da Casertavecchia si estende fino a Capua e a Marcianise.

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Sant’Agata de Goti: natura e storia incorniciate da un panorama mozzafiato

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Considerato la cartolina rappresentativa di Sant’Agata de Goti, il ponte Vittorio Emanuele sul corso d’acqua Martorano permette di contemplare le costruzioni ad arco circostanti.   

La luce del tramonto così come quelle artificiali conferiscono suggestive variazioni di colore alla roccia confermando tutta la potenza suggestiva del borgo a strapiombo, incastonato nella montagna.

Si tratta di un ponte sospeso nel tempo, alto circa centocinquanta metri, al termine del quale è possibile ammirare ciò che resta del castello longobardo.

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𝐂𝐞𝐫𝐫𝐞𝐭𝐨 𝐒𝐚𝐧𝐧𝐢𝐭𝐚: 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐦𝐢𝐥𝐥𝐞𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐢𝐜𝐨

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Edificato sul fiume Titerno, il ponte di Annibale di Cerreto Sannita è anche conosciuto come il ponte delle pecore. Gli studi sulla sua datazione lo inseriscono tra l’epoca romana e quella medievale; il collegamento avrebbe sostituito una precedente opera in legno, travolta dallo straripamento del corso d’acqua.

E’ in pietra, di dimensioni tredici metri di lunghezza per un metro e mezzo di larghezza, formato da un unico arco. Il suo nome deriva dalla leggenda secondo la quale sarebbe stato attraversato dal generale cartaginese con i suoi elefanti, durante la seconda guerra punica. Un’ipotesi che alcuni ancora confutano.

Ai lati sono presenti due sentieri che permettono di raggiungere il fiume, per ammirare dal basso l’imponente costruzione. Una curiosità: in Italia sono più di quattro i ponti dedicati a colui che è considerato uno dei più grandi strateghi della storia.

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𝐑𝐨𝐜𝐜𝐚𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐚: 𝐢𝐧𝐜𝐫𝐨𝐜𝐢𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐧𝐞𝐧𝐳𝐚

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Situata sul Monte Castello, la torre normanna di Roccaromana si erge con forma circolare per diciotto metri e su tre piani. Fu realizzata a scopo difensivo nel 1100 sulle rovine di una precedente costruzione.

All’entrata è posizionata una cisterna, all’epoca adibita alla raccolta dell’acqua; al primo piano c’è un pozzo, un forno e un camino; il secondo piano presenta grandi finestre, una canna fumaria propedeutica al riscaldamento e un pozzo; infine c’è un’ampia terrazza, che domina il paesaggio circostante per quaranta chilometri.

Fu bombardata durante la Seconda guerra mondiale ed è stata interessata da un importante progetto di restauro nel 2012, per fronteggiare i danni causati dal tempo.

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Benevento, la statua del Bue Apis e l’influenza della cultura egizia

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Rinvenuta nel 1629, la statua del Bue Apis, realizzata in granito rosso, è di origine egizia. E’ stata molto studiata e dibattuta per l’eventuale possibilità che facesse parte del tempio di Iside.

Si trova in piazza San Lorenzo: inizialmente si pensò che fosse di epoca romana e nell’epigrafe sottostante fu definita “bufalo”. Successivamente un egittologo vi ha identificato la raffigurazione del dio Apis, sottolineando al contempo l’assenza delle caratteristiche proprie a lui attribuite, come la gamba sinistra portata in avanti oppure il disco solitamente posizionato sul capo.

La sua realizzazione è stata fatta quindi risalire alla tarda età imperiale ed è stata definita grossolana.

Capua, gaudio e bellezza del tardo rinascimento napoletano

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La Chiesa dell’Annunziata di Capua presenta un’unica navata con timpani curvi tipici dell’architettura barocca, in cui campeggiano le statue di San Rocco e Santa Lucia e stucchi del Settecento.

Di grandissima presa visiva è il soffitto ligneo cassettonato dorato, realizzato grazie al lascito del poeta latino Lucio Paganino di Capua, morto nel 1591; il transetto ospita la zona del presbiterio, sormontata dalla cupola.   

Nelle cinque cappelle laterali sono presenti dipinti di alcuni esponenti del manierismo napoletano e cantorie del Seicento. L’altare in marmi policromi presenta un paliotto raffigurante l’Annunciazione; gli stalli rinascimentali, che si trovano nel coro, provengono dalla chiesa di S. Benedetto e risalgono al 1519

Lo spazio tra i capitelli ha una gloria di teste di putti e la cupola, ad eccezione del tamburo, è opera di Ambrogio Atendolo, uno dei protagonisti della ricostruzione architettonica e urbanistica della città, su disegno di Domenico Fontana.

La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento ha avviato interventi di restauro sul tamburo e sulla lanterna oltre a quelli portanti per la scala a chiocciola, danneggiati da un fulmine che ha colpito una porzione considerevole sia della cupola che del cornicione di coronamento.

Paduli, stile romanico ed essenzialità artistico-architettonica

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Con una pianta rettangolare e muri in pietra calcarea, la costruzione della chiesa di San Bartolomeo Apostolo di Paduli risale al 1200. All’interno è presente una navata centrale con un abside e un altare rivolto verso l’aula, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II.

A delineare il suo profilo architettonico, originale ed essenziale, è il campanile quadrato, con due terrazze, che segna l’ingresso, piegato ad arco, nel luogo sacro.  Due bassorilievi in pietra, adornano la facciata lateralmente: sono entrambi legati al settore primario del paese raffigurando un gregge e un branco di suidi.

Sull’altare a sinistra si può ammirare un dipinto con San Giovanni decollato; seguono quelli della Crocifissione di Gesù, della Madonna del Rosario e di San Bartolomeo.

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Baia e Latina, culla della tradizione e della vita contemplativa

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Di moderna costruzione e risalente alla fine del ‘900, la chiesa di Santo Stefano di Baia e Latina presenta due navate, una al centro e l’altra laterale, illuminate dalle finestre e un campanile in pietra con campane. A separare gli ambienti sono numerosi archi e pilastri.

A sinistra del luogo di culto è presente un edificio in mattoni, che rappresenta la navata secondaria. La struttura complessiva del bene è puntiforme, ossia composta da travi e pilastri, mentre la volta è a doppia falda con assi intonacati.  

All’interno di grande rilievo sono la statua della Madonna del sedicesimo secolo, un altare in marmo bianco, un’acquasantiera a pila e il busto di Santo Stefano.  

La Chiesa è stata riaperta al culto pochi mesi fa grazie al restauro promosso dalla comunità locale e dai parrocchiani, che ha portato anche al posizionamento di un nuovo crocifisso e al recupero delle lastre rappresentanti la via Crucis.

Arpaise, magnetismo di una perla ecclesiastica ricca di storia

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Risalente al 1934, il Santuario dei Santi Medici Cosma e Damiano, situato nella frazione Terranova di Arpaise, è realizzato in pietra, ha forma quadrangolare e si erge nel largo intitolato ai martiri. Le due guglie testimoniano lo stile gotico mentre di notevole interesse sono il campanile, posto alla sinistra dell’abside e il rosone.

All’interno della navata, a sovrastare l’altare è la raffigurazione dell’agnello pasquale. Ricco di storia e di misticismo, il luogo sacro custodisce le reliquie dei santi gemelli, a partire dal diciassettesimo secolo. A volerle in questo santuario fu il Cardinale Orsini, successivamente eletto al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIII.

Scrigno della tradizione e angolo di pace ideale per chi cerca luoghi suggestivi in Campania, il santuario rientra tra i beni tutelati dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento.

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Villa Di Briano, sequenza di apprezzati affreschi tra le campagne in fiore

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Costruito intorno all’anno Mille, il Santuario di Maria Santissima di Briano è immerso nel verde di una campagna. Degno di nota il dipinto medievale della Madonna su un trono, con in braccio il Bambinello che sostiene il mondo nella sua mano.

Numerosi gli affreschi che adornano le pareti ai lati e che raccontano la vita della Madre di Gesù, dalla sua nascita a quando, ai piedi della croce, ha assistito alla crocifissione. Una piccola nicchia a sinistra, che probabilmente ospitava il fonte battesimale, presenta le immagini del vescovo San Tammaro e di un angelo.

La pianta ha una sola navata e, in alto, il soffitto presenta un’incavallatura; sul lato destro della chiesa si erge un piccolo campanile, che può essere visitato.

Giuseppe Picano, sculture lignee

San Marco Evangelista

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Rassegna “Colori Divini. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro”. Il percorso espositivo si chiude con la scultura di San Marco Evangelista, proveniente dall’altare maggiore della chiesa di Teano dedicata all’Evangelista. Ritratto a mezza figura, San Marco presenta un’espressione seriosa e meditativa mentre sta vergando il Vangelo, accompagnato da un fiero leone, simbolo di forza e coraggio che lo rappresenta nel Tetramorfo. La vivace carica realistica e la superba perizia tecnica riconducono alla mano dello scultore Giuseppe Picano, con un’ipotesi di datazione agli anni ottanta del Settecento.

La scultura è esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

il martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15:30 alle 18:00

il venerdì, sabato e domenica dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:00

Museo Diocesano Diffuso Diamare

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Santa Maria la Fossa, ricercate decorazioni pittoriche nel principale monumento medievale del Sud Italia

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Realizzata nel 1084 sulle rovine di un luogo di culto longobardo, la Basilica di Maria Santissima Assunta in Cielo di Santa Maria la Fossa è considerata uno dei principali monumenti del Medioevo del Sud Italia.

Ha tre navate adornate da capitelli, colonne e dipinti realizzati tra l’XI e il XVI secolo. Tra gli affreschi ricordiamo quelli della Madonna del cardellino, della Madonna del coniglio, di Santo Stefano e dell’Assunzione della Vergine Maria.

Di grande rilievo sono tre absidi, un fonte battesimale e le statue lignee raffiguranti San Michele, il Crocifisso e la Madonna dell’Assunta. La chiesa rientra tra i siti tutelati, in regime di Alta Sorveglianza, dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, soprattutto in occasione degli interventi di manutenzione e/o di restauro.

San Lorenzello, l’armonia fonde l’unicità della navata con le pitture topiche

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Distrutta completamente dal terremoto del 1805, la chiesa di San Lorenzo Martire a San Lorenzello presenta una sola navata con lo stemma papale sul portale. Diversi gli altari posizionati lateralmente adornati da dipinti di pittori locali, risalenti al diciottessimo e al diciannovesimo secolo.

Di forte impatto è la scultura lignea del santo patrono, mentre una statua della Madonna del Carmine si erge nell’abside. Un campanile con orologio è posizionato alla sinistra del luogo di culto.

All’esterno, oltre al cortile, si possono ammirare i resti del chiostro e una piazza immersa nel verde nella quale
è presente una fontana in maiolica. 

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Ph: Parrocchia San Lorenzo Martire

Montesarchio: monumentale emblema barocco e Genius Loci

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Realizzata nel 1868 da Carmine Biancardi, la fontana barocca dell’Ercole alexicacos è il simbolo della piazza di Montesarchio; fu eseguita per un’errata interpretazione dell’origine del nome del paese.

Alla base ha una vasca circolare, sulla quale si eleva la scultura con Ercole guerriero circondato da quattro leoni. L’eroe greco è scolpito con la pelle di animale e una lancia in una mano.

Il mito narra che in una grotta del Taburno, nelle vicinanze della città, il figlio di Giove uccise il leone durante le sue dodici fatiche, vestendosi della sua pelliccia. Il futuro dio è anche il Genius loci cittadino ed è raffigurato nello stemma.

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Piedimonte Matese: architettura tardo gotica e rifiniti affreschi

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Edificata tra il 1300 e il 1400, la chiesa di San Biagio a Piedimonte Matese è caratterizzata da un’architettura tardo gotica e una sola navata con pareti e volte affrescate da un allievo del maestro Pietro Cavallini. I pregevoli dipinti rievocano episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento sia della vita di Gesù che di San Biagio.

La pianta è rettangolare e la facciata è in pietra calcarea; in passato alla chiesa veniva attribuito anche il nome di “Annunziatella”, per la presenza di un ospedale adibito a pronto intervento.

Il martirio del protettore della gola viene rappresentato in una delle pareti a nord, con le scene del vescovo percosso con un pettine mentre alcuni presenti assistono inermi e successivamente decapitato in posizione di preghiera, con le mani sul viso.

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Fra Bernardo Valentino, sculture lignee

San Francesco Saverio

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Rassegna “Colori Divini. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro”. Tra le sculture a figura intera presenti in mostra, vi è il San Francesco Saverio. Proviene dalla terza cappella della navata sinistra del Duomo di San Michele Arcangelo a Marcianise, alla destra del Crocifisso di Giacomo Colombo. La scultura potrebbe essere ricondotta al poco noto scultore Bernardo Valentino, realizzata nella seconda metà degli anni Cinquanta del XVIII secolo. Da notare l’espressività composta del Santo, il singolare realismo delle vene cerulee sul collo, sulle tempie e sulle mani e nella plasticità dei panneggi delle vesti, segno di una grande abilità e di sensibilità artistica.

La scultura è esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

il martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15:30 alle 18:00

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Museo Diocesano Diffuso Diamare

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Francesco Di Nardo, sculture lignee

San Silvestro papa

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Rassegna “Colori Divini. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro”. Tra le opere in mostra, proviene dalla frazione di Visciano presso Calvi Risorta il mezzo busto di San Silvestro papa. Alloggiata in una nicchia laterale dell’omonima chiesa, l’opera è assegnata all’artista napoletano Francesco Di Nardo. Oltre all’elaborato lavoro di intaglio, è possibile ammirare sul capo anche la tiara argentea decorata a sbalzo, impreziosita con pietre colorate e inserti d’oro e sormontata da una sfera dorata con una croce al vertice. Il pregevolissimo triregno, con ogni probabilità commissionato ad hoc in una fase successiva, forse in sostituzione dell’originale copricapo ligneo ‒ andato perduto ‒ fu realizzato a Napoli nel 1773, come si deduce dalla punzonatura, con le iniziali “NAP” e la datazione “‘773”.

La scultura sarà esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

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Pietro Patalano, sculture lignee

Madonna col Bambino in trono

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Nell’ambito della rassegna “Colori Divini. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro” è possibile ammirare la raffinata scultura che ritrae la Madonna col Bambino in trono, capolavoro ligneo proveniente dall’altare maggiore della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Montesarchio. Da tempo attribuita allo scultore Carmine Latriceni, l’opera viene qui ipoteticamente ricondotta alla mano di Pietro Patalano e datata entro gli anni venti del Settecento. Diversi elementi formali, come ad esempio l’eleganza della rappresentazione, la compostezza della posa e il virtuosismo dell’intaglio accomunano infatti la Madonna di Montesarchio con altre opere di Patalano, protagonista della stagione scultorea meridionale tra Sei e Settecento.

La scultura sarà esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

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Casalduni, il guardiano che ammira l’incantevole paesaggio

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Costruito con pietre di taglio irregolare, il castello ducale di Casalduni risale per costruzione all’epoca normanna. Presenta una prima torre di avvistamento cilindrica e un’altra detta “dei Briganti”, considerata per l’epoca uno strategico punto di osservazione contro eventuali nemici

La cisterna collocata proprio davanti al sito fungeva da protezione in caso di assalti o allarmi. La solidità del castello, che non ha subito danneggiamenti neanche durante il forte terremoto del 1688, ha incentivato il popolamento del borgo di Casalduni, situato sul monte Cicco in prossimità del fiume Tammaro. La sua posizione sulla collina permette inoltre al visitatore la vista di uno scenario suggestivo.

La sua fase di decadimento iniziò durante il periodo del brigantaggio anche se conservò il suo ruolo nel periodo pre-unitario; non ha ponti levatoi o fossati e presenta una grossa gradinata che conduce al portone principale.

Attualmente ospita una piccola biblioteca storica circondata sia da finestroni rettangolari con ornie in pietra che dal tratto dell’antico camminamento per le perlustrazioni

Pesco Sannita, vitale testimonianza dell’architettura rinascimentale

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Ristrutturata più volte a partire dalla fine dell’Ottocento, la chiesa del Santissimo Salvatore di Pesco Sannita conserva nel suo complesso architettonico tutti i segni dei diversi rifacimenti, perfettamente armonizzati grazie alla presenza di architravi e archi. Nel 1968 è stata riprogettata ex novo da monsignor Nicola D’Addona, ad eccezione dell’ex cappella di Santa Reparata, rimasta intatta ma diventata sacrestia, che conserva le spoglie della martire. 

La sua realizzazione risale al Cinquecento, di rilievo sono il soffitto in oro decorato da Rocco Pennino, la porta di bronzo della fonderia Marinelli di Agnone, la tela di Antonio Solvino con il martirio di S. Reparata e la statua in legno di San Nicola. 

La Chiesa ha una pianta rettangolare, tre navate divise da capitelli e un portone di ingresso raffigurante immagine tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento.

Nicola Fumo, sculture lignee

Santa Margherita, San Simeone

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Nell’ambito della rassegna “𝗖𝗼𝗹𝗼𝗿𝗶 𝗗𝗶𝘃𝗶𝗻𝗶. 𝗟𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗹𝗶𝗴𝗻𝗲𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗲𝘁𝘁𝗲𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗧𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼” è possibile ammirare due opere di Nicola Fumo, importante artista attivo nel Regno di Napoli e in Spagna tra XVII e XVIII secolo. Dall’omonima chiesa di Statigliano, frazione presso Roccaromana, proviene il busto di 𝙎𝙖𝙣𝙩𝙖 𝙈𝙖𝙧𝙜𝙝𝙚𝙧𝙞𝙩𝙖, del terzo decennio del XVIII secolo. Opera della maturità, è caratterizzata da una complessa articolazione dei drappeggi delle vesti e dalla raffinatezza dei dettagli, come si può notare dai particolari dell’acconciatura dei capelli. Insieme ad essa, è esposto il busto di 𝙎𝙖𝙣 𝙎𝙞𝙢𝙚𝙤𝙣𝙚, del secondo-terzo decennio del XVIII secolo, proveniente dall’omonima chiesa di Camigliano, dove probabilmente Nicola Fumo ha lavorato con la sua bottega.

La scultura sarà esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

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Torrecuso, la storia del Ponte tra maestosità e disfatta

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Situato in posizione strategica, il Ponte Foeniculum di Torrecuso, di origine romana, costruito lungo il ramo della via Latina che si ricongiungeva alla via Appia presso Benevento e oggi divelto nell’arcata centrale, prende il nome dall’antica Baronia posseduta dal feudatario Tommaso (de) Feniculo.

Evidenzia tre tipi di architettura: longobarda, romana e moderna e nel suo determinante passato fu attraversato da soldati, genti di commercio e viandanti. Maestoso, si erge nella cerchia muraria del paese e fu trasformato nel 1700 dall’ingegnere Barba per assumere l’attuale linea rinascimentale.

Secondo il saggio del Professor Monsignor Laureato Maio, pubblicato dalla Rivista Storica del Sannio nel 1996, qui si sarebbe consumata la disfatta di Manfredi di Svezia, che, per fermare il nemico Carlo d’Angiò, decise di arretrare verso il Sannio.

FONTI:
– Terra di Storia e di Aglianico

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Francesco Antonio Picano, sculture lignee

San Rocco, San Michele Arcangelo, San Giuseppe col Bambino

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Tra gli scultori protagonisti della mostra “𝗖𝗼𝗹𝗼𝗿𝗶 𝗗𝗶𝘃𝗶𝗻𝗶. 𝗟𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗹𝗶𝗴𝗻𝗲𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗲𝘁𝘁𝗲𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗧𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼”, si attesta Francesco Antonio Picano (1677-1743) presente con ben tre opere. Natio di Sant’Elia Fiumerapido (FR), si forma e lavora con Giacomo Colombo, i cui lavori sono per lui fonte di ispirazione. Dalle opere in mostra è infatti possibile notare il legame tra i due artisti. Dall’omonima chiesa di Capriati a Volturno, proviene la scultura a figura intera di 𝐒𝐚𝐧 𝐑𝐨𝐜𝐜𝐨 realizzata nel 1716. Sono invece cronologicamente successive il 𝐒𝐚𝐧 𝐌𝐢𝐜𝐡𝐞𝐥𝐞 𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨 (1742) del Duomo di Marcianise e il 𝐒𝐚𝐧 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐜𝐨𝐥 𝐁𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐨 (secondo-terzo decennio del XVIII secolo) proveniente dalla chiesa di San Carlo Borromeo di Sessa Aurunca. La scultura sarà esposta al Museo Diocesano Diffuso Diamare, insieme alle altre opere che arricchiscono questa imperdibile rassegna, fino al prossimo 6 aprile.

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Solopaca, il santuario nato come badia benedettina

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Costruito nel XII secolo, il santuario della Madonna del Roseto di Solopaca fu inizialmente abitato dai benedettini, che poi decisero di abbandonarlo per problemi economici, lasciandolo alla mercè dei senza dimora.

Presenta un’unica sala e cappelle laterali: sull’altare maggiore a cura di Silvestro Laudato c’è la statua in legno della Madonna del Roseto, realizzata in epoca romanica

A 600 metri sul Monte delle Rose, è immerso nella natura e domina la vallata del Calore all’interno del Parco Regionale del Taburno.

Teverola, la chiesa che educa alla bellezza dell’architettura

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Affrescata con dipinti del 1874, la chiesa di San Giovanni Evangelista di Teverola presenta una sacrestia con volta a botte, una sola navata e l’abside deliminata da un grande arco.

E’ custode di opere di interessante valore, come la statua in terracotta della Madonna delle Grazie. Presenti anche la statua di legno di San Giovanni Evangelista 81700) e una tela di Giuseppe Simonelli, allievo del pittore napoletano Luca Giordano, che ritrae San Giovanni Evangelista. 🌟

Di forma rettangolare irregolare, luminosa è la navata centrale, che ripropone riferimenti tardo rinascimentali mentre un grande patìo presenta un albero incastonato. Nelle vicinanze la torre campanaria con due campane.

La Chiesa rientra tra i beni tutelati dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, in particolar modo in occasione di esecuzione di opere e lavori.

Il busto di San Bartolomeo, Collegiata di Vairano Patenora

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Il busto di 𝗦𝗮𝗻 𝗕𝗮𝗿𝘁𝗼𝗹𝗼𝗺𝗲𝗼, proveniente dalla Collegiata di Vairano Patenora, attribuito allo scultore Giacomo Colombo e databile con ogni probabilità al secondo decennio del XVIII secolo, apre il percorso della mostra “𝐂𝐨𝐥𝐨𝐫𝐢 𝐃𝐢𝐯𝐢𝐧𝐢. 𝐋𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐞𝐭𝐭𝐞𝐜𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐓𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐋𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨”, in programma al Museo Diocesano Diffuso Diamare fino al 6 aprile 2025.

L’opera rappresenta un capolavoro di plasticismo e realismo che incanta per i suoi particolari dettagli, tipici degli stili ad essa attribuiti; il volto estremamente espressivo, il costato, le vene gonfie e vibranti, la pelle lacera e sanguinante del braccio destro conferiscono, appunto, all’opera un un forte impatto visivo.

Sessa Aurunca, il trionfo dell’architettura romanica con assoluta attenzione ai dettagli

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Consacrata nel 1183, la facciata della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Sessa Aurunca è costituita da un grande portico, sovrastato da un timpano con archi, al cui interno è presente un oculo marmoreo. Più in basso si eleva un’edicola a due colonne, con leoni e buoi e all’interno una finestra.

Una ricca varietà di sculture adorna i pilastri del portico sottostante, con tre portali: nel primo si erge il bassorilievo con Cristo tra i santi Pietro e Paolo e con gli episodi dell’Antico testamento.

Tre le navate che sono all’interno, con colonne romane e diciotto capitelli e un organo sospeso sulla balconata, costituita da colonne antiche. Di grande rilievo è l’ambone, con un’iscrizione risalente al 1200, formato da sei colonne, leoni e capitelli. Anche le colonne presentano elementi vegetali o raffiguranti animali su uno sfondo d’oro, oltre a figure femminili, di profeti e di un uomo assalito da un serpente e da un’aquila. Da segnalare le opere dello scultore Pellegrino o la tela giovanile di Luca Giordano.

Casal di Principe, la chiesa madre e l’armonia tra stili neoclassico e rinascimentale

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 Considerata il cuore religioso della città, la chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe custodisce, in una delle principali cappelle laterali, le spoglie di Suor Maria Raffaela Coppola, Serva di Dio. Lunga 36 metri e larga 20, si erge con tre navate, sei cappelle e sei altari; all’interno una pianta a croce latina.
Due le torri che incorniciano la facciata: la prima è quella civica dell’orologio con la lapide ai Caduti mentre la seconda è campanaria. Degno di nota il Cristo in legno della Scuola napoletana conservato il Sagrestia, mentre tra gli altari ricordiamo quelli della Madonna del Rosario, di Sant’Antonio da Padova e della Madonna dei Sette dolori.

La pavimentazione è in marmo e negli anni Ottanta è stata interessata da lavori di ristrutturazione, che poi sono terminati nel 2021.

Airola, linee architettoniche basilari in chiaro stile francescano

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In chiaro stile alcantarino, la chiesa della Santissima Concezione di Airola presenta una navata unica, sei cappelle laterali e una statua della Vergine sull’altare maggiore. Il portale di ingresso è adornato dallo stemma araldico. Le principali cappelle sono dedicate al Sacro Cuore di Gesù, a Sant’Antonio da Padova, a San Giovan Giuseppe della Croce, a San Pasquale Baylon, a San Francesco d’Assisi e a Santa Lucia.

Alla chiesa, nella quale è presente un organo a canne, è annesso un convento francescano, nel quale la provincia di San Giovan Giuseppe della Croce istituì il suo collegio alla fine del 1911.

Paolisi, fine semplicità in un’antica edificazione

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Costruita tra il 1700 e il 1710,  la chiesa di Sant’Andrea Apostolo di Paolisi è stata interessata da interventi di manutenzione straordinaria dopo il terremoto del 1980.

Con pianta rettangolare, il luogo di culto è in muratura portante e, all’interno, presenta una navata centrale e un’abside. 

La chiesa è dedicata ad uno degli Apostoli, presenta decorazioni interne con simboli religiosi ed è considerata un luogo di pellegrinaggio.

La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento tutela il patrimonio culturale nei territori di propria pertinenza.

Cerreto Sannita, architettura religiosa nel cuore del sannio

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Situata nel centro storico, la collegiata di San Martino è la prima chiesa di Cerreto Sannita di cui si hanno tracce storiche in un documento dell’imperatore Ottone II di Sassonia del 972 con il quale la assegnava all’abate Gregorio.

E’ la più estesa dell’intera Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de Goti ed è caratterizzata da una scalinata esterna in pietra, divisa in quattro rami; all’interno tre sono le navate con cappelle laterali, che presentano statue in legno, pavimenti in ceramica antica, dipinti risalenti al XVIII secolo, diversi altari in marmo e un organo dell’Ottocento in stile barocco.

La facciata ha una forma rettangolare e un’altezza di venticinque metri, con un timpano sormontato da una grossa croce in ferro, posizionata nel 1799. Nel 1730 furono terminati i lavori per la sagrestia e l’abside mentre nel 1596 fu acquistato il grande tabernacolo.

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Puglianello e gli incredibili elementi architettonici

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Situato nel borgo medievale e datato nel XI secolo, il castello di Puglianello ha una pianta quadrata rinascimentale, con quattro torri circolari, situate ai quattro angoli e di forme differenti. La torre principale, probabilmente quella che presenta un migliore stato di conservazione, è quella verso Nord. Il fronte situato nella parte nord occidentale lascia ipotizzare che, agli inizi, l’accesso fosse posizionato proprio in questo lato.

Caratterizzato da un antico porticato nel cortile, è realizzato in tufo e presenta delle scale interne di pregio. E’ stato interessato nel tempo da diverse ristrutturazioni e da una quasi totale ricostruzione a seguito dell’evento sismico del 1456.

Credit: Francesco Pio Caputo

Casertavecchia, un castello a guardia del borgo

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 Il castello medievale di Casertavecchia, che si erge maestoso sulla cima dei monti Tifatini, fu costruito intorno all’861. Nel corso dei secoli, Normanni e Svevi lo rinforzarono, aggiungendo sei torri a pianta quadrata e creando una struttura poligonale, circondata da un fossato.
Abitato fin dai suoi primi giorni, il castello resistette con orgoglio all’assalto di Luigi d’Angiò nel 1349 e, quando i Borbone conquistarono Napoli nel Settecento, passò sotto il controllo di Carlo III.
Purtroppo il tempo e alcuni terremoti hanno ridotto la sua imponenza, lasciando pochi ruderi e la torre, simbolo indiscusso del borgo. La torre, alta 30 metri, è una delle più grandi d’Europa, con i suoi ponti levatoi che un tempo garantivano l’accesso alla fortezza.

 San Felice a Cancello, storia di una roccaforte invincibile

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Originariamente fortificazione longobarda del IX secolo, il Castello del Matinale di San Felice a Cancello prende il nome dallo sperone roccioso la “Matina”, sul quale è arroccato e dal quale domina la frazione di Cancello.

E’ caratterizzato da una geometria spiccata: pianta quadrata con lati di 35 metri e cinque torri quadrate e asimmetriche aventi lati di circa otto metri. La più alta misura 20 metri di altezza mentre il cortile presenta volte a botte, a crociera o con archi di legno.

La sua posizione strategica lo ha reso la base militare ideale anche durante sia la rivoluzione del 1799 che nel corso della seconda guerra mondiale oppure come covo di briganti. Il lato nord è circondato da un bosco di querce, frassini e castagni.

PH: FAI

Credit: Francesco Pio Caputo

Cerreto Sannita, dall’arte tralucono tracce di trasformazioni

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Con la facciata in pietra locale lavorata, la cattedrale della Santissima Trinità di Cerreto Sannita è un rappresentativo complesso, rinnovato in stile tardo barocco, interessato da numerose trasformazioni. Presenta l’interno a croce latina, con tre navate e decorazioni a stucco settecentesche, a cura di Benedetto Silva e Giacomo Caldarisi.

Nella navata a sinistra la tela Santa Maria della Pietà o de “Il Compianto sul Cristo morto” nel primo altare, firmata da Roberto Fischetti; la scultura lignea di Sant’Antonio di Padova nel secondo; il dipinto di San Michele Arcangelo nell’ara successiva. Tra le colonne a destra, i dipinti della Sacra Famiglia, firmato dal Gagliardo e della Vergine col Bambino ed i Santi Filippo ed Emidio, a cura del De Leone.

Nella Cappella del Santissimo Sacramento un’altra pittura del Fischetti, figlio del più noto Fedele, raffigurante l’Ultima cena ma è l’altare maggiore a custodire le reliquie di San Palerio di Telese e del suo diacono.

Innalzata dopo che Papa Alessandro VIII destinò una cospicua somma di denaro, fu decorata con quanto rinvenuto tra le macerie della vecchia chiesa di San Leonardo, rasa al suolo dal terremoto del 1688.

Il suolo sul quale fu edificata era originariamente dei Gennarelli, nobile famiglia cerretese; poi passò all’Università e da questa fu donato al vescovo monsignor Giovanni Battista de Bellis, che avviò la costruzione nel 1690. La muratura rovinò nuovamente dopo la sua ultimazione e fu rielevata grazie ai soccorsi di papa Benedetto XIII, in visita a Benevento.

 Circello, una sacra e antica edificazione che vanta origini longobarde

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Su un’area di circa 150 metri quadrati si eleva la chiesa dedicata a San Nicola in Circello, di pianta quadrangolare e con la facciata rivolta a occidente.

Edificata in pietra locale, la sua volta a botte fu realizzata nel XVIII secolo per sorreggere il tetto in legno. I due altari minori sono dedicati alla Pietà e a San Antonio da Padova e l’interno riceve luce da un’unica finestra circolare.

Numerose le nicchie, come quella in cui è collocata la statua di legno del Santo protettore dei matrimoni e altre tre sotto la sagrestia e sulla parete orientale, coperte da semipilastri.

Il nostro viaggio prosegue a Casaluce, tra devozione e tradizione

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Nel cuore di un castello normanno del 1060, si trova la Parrocchia di Santa Maria ad Nives di Casaluce, un gioiello che custodisce una straordinaria immagine bizantina della Vergine con il Bambino, tradizionalmente attribuita a San Luca Evangelista. Questa icona fu portata dall’Oriente da Ruggero Sanseverino e fu custodita da vari nobili fino ai monaci celestini.
La chiesa è composta da un’unica navata, suddivisa in quattro campate, coperte da volte a crociera. Il lato sinistro della navata è caratterizzato da un susseguirsi di cappelle poco profonde, mentre il lato destro presenta ampie edicole comunicanti.
La navata culmina in un presbiterio sopraelevato di forma rettangolare, che, insieme alla navata, è coperto da una volta a crociera.
La facciata della chiesa è in stile tardo barocco: le decorazioni settecentesche sono ben visibili sia nella facciata esterna, dove lesene ad ordine composito incorniciano l’arco di accesso, sia all’interno, dove la maggior parte degli elementi decorativi risente dell’influsso dell’epoca.
Le meraviglie per gli amanti dell’arte che il santuario custodisce sono:
– Gli affreschi trecenteschi, appartenenti alla scuola di Giotto, raffiguranti l’Incoronazione della Vergine;
– Un organo di tradizione napoletana del XVIII secolo;
– Due preziosi vasi in alabastro, probabilmente provenienti dal Vicino Oriente.

Fonti:
Beweb.it, https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/74772/Casaluce+%28CE%29+%7C+Chiesa+di+Santa+Maria+ad+Nives (ultimo accesso 9/02/2025)
Scabec.it, https://www.scabec.it/articoli/casaluce-un-viaggio-tra-storia-e-antiche-tradizioni-popolari (ultimo accesso 9/02/2025)
FAI – FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO, https://fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-santa-maria-ad-nives-abbazia-celestina-santuario-di-santa-maria-di-casaluce?mfi (ultimo accesso 9/02/2025)

Credit: Caterina Marino

 Sant’Agata de’ Goti, il tripudio della bellezza senza tempo

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Fondato nel 970 e ricostruito nel XIII secolo, il Duomo di Sant’Agata de’ Goti è stato restaurato più volte, in particolare dopo il terremoto del 1688.
La facciata esterna è caratterizzata da un ampio pronao, con dodici colonne e un portale romanico, simile a quello della chiesa di San Menna. Accanto, ci sono colonne con capitelli corinzi, mentre si deve attendere il XVII secolo per gli stucchi barocchi.

A sinistra, si trova il campanile con un cupolino decorato con maioliche gialle e verdi e l’interno, a croce latina, ha tre navate, una cupola e un presbiterio.
Le cappelle laterali ospitano opere d’arte di valore, incorniciate da stucchi barocchi e altari in marmi policromi, sormontate dal soffitto della navata centrale, in legno dipinto e dorato risalente al XIX secolo.

L’altare maggiore, arretrato rispetto alla sua posizione originale, è in marmi intarsiati e, sotto il transetto, si trova una cripta romanica, con colonne che sorreggono le volte e tracce di affreschi sulle pareti.

Fonte:
https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Sant’Agata_de’_Goti (Ultima consultazione: 05/02/2025)
#SoprintendenzaCasertaBenevento#duomo#PatrimonioCulturale#santagatadegoti#marianonuzzo#marianonuzzosoprintendente#sabapcebn#TutelaeValorizzazione#bellezzecampane

Credit Francesco Pio Caputo

Aversa: racconto tra arte e spiritualità, dal Medioevo all’epoca moderna

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Il Duomo di San Paolo di Aversa è una perla architettonica che ci racconta secoli di storia e arte a partire dal Medioevo fino all’epoca moderna.

Eretto nel XI secolo su un antico santuario, il Duomo ha plasmato l’urbanistica della città, con la sua posizione centrale che segue il modello radiocentrico ispirato alla tradizione franca.

Voluto da Riccardo I Drengot nel 1053, fu completato nel 1090 dal figlio Giordano; ha un impianto a croce latina, con tre navate separate da pilastri. La navata centrale, alta e luminosa, si distingue per la sua grandezza.

La cupola ottagonale, simbolo dell’architettura normanna, è una delle caratteristiche più distintive, con un tiburio che presenta un doppio ordine di finto loggiato.

La facciata barocca è sormontata da una balaustra con finestrone a tutto sesto e un campanile ottagonale del 1493, collegato alla chiesa tramite un ponte.

Testimonianza dell’origine medievale è il coro deambulatorio, scandito da sette campate con volte a crociera, sulle quali si aprono le cappelle radiali: in origine erano cinque, al momento sono tre.

🪄 Spettacolare è l’altare maggiore che domina il presbiterio, realizzato su progetto di Luigi Vanvitelli. La decorazione pittorica fu affidata all’artista napoletano Camillo Guerra che, tra il 1857 e il 1858, realizzò il ciclo di affreschi riguardanti gli “Episodi della vita di San Paolo”.

Un altro punto d’interesse è il Tempietto di Loreto, eretto nel 1630, una riproduzione in scala della casa di Maria di Nazareth. 🪄

Il duomo custodisce straordinarie opere d’arte, ricordiamo:

La Conversione di San Paolo di Carlo Mercurio (XVII secolo).

Adorazione dei Magi di Corneli Smet, fiammingo del XVI secolo.

Crocifissione e Santo Stefano di Giacomo Andrea Donzelli (1452).

Adorazione dei Magi e Natività di Pietro Negroni, in collaborazione con Girolamo Cardillo.

Fonti:
Anna Grimaldi, La decorazione del Duomo di Aversa in età moderna: storia di una committenza tra aristocrazia e clero, luciano Editore, 2010, Napoli

Aversa Turismo, articolo a cura di Gemma Sergi ed Elsa Nappa, ultimo accesso 06/02/2025 https://www.aversaturismo.it/duomo-di-san-paolo/

Blog di Aversa Smartcity ultimo accesso 06/02/2025 https://aversasmartcity.altervista.org/deambulatorio-cattedrale-normanna-aversa/

Aversa millenaria. It

Credit: Caterina Marino

Pietrelcina: dialogo inesauribile tra arte e spiritualità

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L’incantevole chiesa Santa Maria degli Angeli di Pietrelcina ha una pianta a tre navate, con una lunghezza di 30 metri e una larghezza di 18 metri. La navata centrale si conclude con un abside a scarsella, coperta da una volta a botte con lunette vetrate. Le navate laterali sono coperte da cupole ribassate e il tetto è a due falde, con tegole tipo coppi.

L’impianto strutturale è costituito da muratura portante, mentre il pavimento è in marmo. Tra gli elementi decorativi spiccano le lesene con capitelli corinzi in stucco. La fondazione della chiesa risale probabilmente al XIV secolo, ma non esistono documenti certi al riguardo.

Fu consacrata dall’Arcivescovo Cardinal Orsini il 21 ottobre 1701, fu distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688 e successivamente ricostruita con tre navate. Il 4 febbraio 1843 le fu attribuito il titolo di parrocchia e, contestualmente, il nome cambiò da “Santissima Annunziata” a “Santa Maria degli Angeli”.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, iniziò l’ampliamento della chiesa preesistente. La chiesa incominciò a funzionare nell’agosto del 1906, mentre le due navate laterali furono completate tra il 1920 e il 1925. La chiesa subì danni significativi durante il terremoto del 1962 e, a causa dei danni provocati dal sisma del 1980, fu chiusa al culto. Fu riaperta nel 1987 dopo i lavori di ristrutturazione.

Fonte:

https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/72292/Pietrelcina+%28BN%29+%7C+Chiesa+di+Santa+Maria+degli+Angeli (Ultima consultazione: 05/02/2025)

Credit #francescopiocaputo

𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐚 𝐕𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐮𝐬𝐭𝐨𝐝𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧’𝐞𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭à 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚

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La realizzazione del complesso ecclesiastico di San Vincenzo Ferreri a Santa Maria a Vico ha avuto inizio nel 1864 e inizialmente venne costruita soltanto la cripta. Qui fu celebrata la prima messa nel 1868, permettendo di ottemperare alle esigenze pastorali della comunità parrocchiale, in attesa che la chiesa, ancora in costruzione, venisse completata qualche decennio dopo. 

Il luogo sacro ha forma rettangolare con abside, sormontata da una cupola a pianta ovale. Sono presenti tre altari dedicati rispettivamente alla Madonna delle Salette, a San Giuseppe e, il principale, a San Vincenzo Ferreri. L’impianto strutturale presenta una muratura in tufo e la pavimentazione è in marmo, risalente alla seconda metà del XX sec.

La struttura è composta da pareti verticali in muratura, con archi portanti che sorreggono la grande cupola, che copre quasi interamente l’aula liturgica.

Fonte:
https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/27319/Santa+Maria+a+Vico+%28CE%29+%7C+Chiesa+di+San+Vincenzo+Ferreri (Ultima consultazione: 3/02/2025)

Credit #francescopiocaputo

Santa Maria Capua Vetere – sinodalità e neoclassicismo nel cuore del centro storico

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La Chiesa di San Pietro Apostolo di Santa Maria Capua Vetere risale al IV secolo d.C. e alcune fonti attribuiscono a Costantino il Grande l’edificazione della prima basilica; tuttavia alcuni studiosi ritengono che sia stata fondata nel 455 d.C. da San Prisco II. 

Nei secoli successivi, il luogo sacro ha subìto distruzioni e ricostruzioni, fino al restauro del 1738 voluto dall’arcivescovo Mondillo Orsini. Tra il 1955 e il 1996 i padri oblati ampliarono la struttura e nel 2000 furono realizzati alcuni lavori di consolidamento. 

La Chiesa presenta una pianta rettangolare, conserva affreschi, mosaici e una facciata neoclassica, con due torri campanarie. L’interno è arricchito da numerose decorazioni, spicca tra tutte il grande affresco sul soffitto, raffigurante San Pietro. 

Ancora oggi viene considerata un simbolo e una testimonianza storica-religiosa della città.

Fonte: https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&code=18384&Chiesa_di_San_Pietro_Apostolo__Santa_Maria_Capua_Vetere (Ultima consultazione: 29/01/2025)

Recale – dal passato al presente. La bellezza della storica Parrocchia

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La chiesa di Santa Maria Assunta è stata fondata nel 1621: la costruzione iniziò nel 1608 con la posa della prima pietra e si concluse circa venti anni dopo.

L’estetica attuale della chiesa riflette un forte influsso dello stile neoclassico. Accanto all’ingresso principale si trova un’acquasantiera a pila, la cui base è datata 1599, con la vasca in pietra.
Il balaustro che la sostiene è realizzato in marmo e risale al secolo scorso.


L’interno della parrocchia riserva delle raffinatezze artistiche. Alle spalle dell’altare centrale vi è un dipinto dell’Assunta realizzato dal capodrisano Domenico Mondo tra il 1750 e il 1752 (un olio su tela di 250×172 cm.).
Sulla volta della navata centrale si trova un quadro della Vergine, una tempera su muro del 1924 realizzata dal pittore Raffaele Iodice.


Nella cappella a sinistra del presbiterio, sull’altare, è visibile un dipinto della Madonna del Rosario (XVII/XVIII secolo). Sul secondo altare a sinistra c’è un olio su tela che rappresenta la Pietà, risalente alla seconda metà del XVIII secolo.
Nella seconda campata della navata destra, infine, è visibile un’iscrizione sepolcrale in marmo bianco, che ricorda il giureconsulto Bartolomeo Rossi, morto nel 1755.

💻 FONTI:
– Parrocchia S. Maria Assunta, https://www.smassuntarecale.com/la-parrocchia (accesso 29/01/2025)

Credit: Caterina Marino

Sessa Aurunca – Ponte Ronaco o Ponte degli Aurunci, eccezionale esempio di ingegneria romana 

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A sud-ovest dell’antica città di Suessa si conserva il Ponte Ronaco o Ponte degli Aurunci, un ponte-viadotto costituito da ventuno arcate e lungo ca. 176 m e il cui nome deriva dalla popolazione che anticamente abitava la zona. 

La struttura si inserisce nel quadro dello sviluppo urbanistico che molteplici centri della Campania antica conobbero in età romana a seguito del fervore economico determinato dai sempre più stringenti rapporti con Roma. Il ponte, realizzato in età adrianea tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II, congiungeva Suessa con la costa e la via Appia, vicino Sinuessa. 

In epoca medievale, a causa della sua ardita costruzione, era considerato un’opera del diavolo. 

Il ponte rimase in uso sino a quando, nel corso del XVIII secolo, l’ingegner Pinto realizzò un nuovo ponte che mettesse in comunicazione Sessa con il Reale Cammino. 

PH e testo: dott. Domenico Oione

Benevento – Cattedrale Santa Maria Assunta

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La Cattedrale di Santa Maria Assunta a Benevento è stata ricostruita nel 1950, dopo i bombardamenti bellici del 1943. L’altare maggiore e la Cappella del Santissimo Sacramento sono di ispirazione neoclassica, mentre un’enorme parete ospita i mosaici dell’artista veneziana Elena Schiavi.

Di interesse il sarcofago che, nel tempo, ha conservato le reliquie di diversi santi e la statua del ‘300 opera di Nicola di Monteforte. L’ingresso laterale da piazza Orsini conduce al Vescovado e alla basilica medievale di San Bartolomeo. La piazza antistante ospita una fontana del ‘700 e la statua di marmo è dedicata a papa Benedetto XIII

PH. Antonio Citrigno

Alife – Cattedrale Santa Maria Assunta

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Alife: nel cuore della città le spoglie di San Sisto I

Ricostruita nel 1132, la Cattedrale di Santa Maria Assunta fu dedicata al papa e martire San Sisto I, dopo la traslazione delle spoglie dalla Capitale. Le tre navate sono divise da colonne, che terminano con tre absidi.

La cripta custodisce le spoglie del santo, che, nel 1703, il vescovo Angelo Maria Porfiri volle raccogliere in un’urna di marmo, posizionata nella nuova cappella, dove fece ergere un busto in argento di San Sisto. La Soprintendenza porta avanti la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale per preservare la memoria e promuovere lo sviluppo della cultura (art. 1 Dlgs n. 42/2004)

Benevento – Chiesa di Santa Sofia: un capolavoro dell’architettura longobarda

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Inizialmente concepita come santuario, la chiesa di Santa Sofia è considerata una delle principali attestazioni dell’architettura longobarda. Sei colonne si ergono al centro, formando un esagono circondato da otto pilastri in pietra; la disposizione così voluta crea un eccezionale gioco di luci. 

Il portale della facciata presenta un bassorilievo con il Cristo in trono tra la Madonna, San Mercurio e l’abate inginocchiato. La Soprintendenza conferma il suo impegno nella tutela dei beni dell’umanità: l’edificio è inserito nel sito “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere”, che è nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

PH. Longobardinitalia

Marcianise – Chiesa dell’Annunziata tra culto e arte

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 La chiesa della Santissima Annunziata, sita nel centro storico di Marcianise, è un simbolo della radicata devozione nel territorio. Il culto dell’Annunziata si diffuse nel Regno di Napoli a partire dalla dominazione angioina del XIII secolo.

La chiesa è caratterizzata da una facciata rinascimentale, preceduta da un porticato di cinque archi a tutto sesto. All’interno custodisce alcune opere degli artisti più importanti del seicento Napoletano.

L’interno si divide in tre navate, quella principale è sormontata da un soffitto a cassettoni in legno dorato, al centro del quale vi è un’opera di Francesco Solimena – pittore del tardobarocco napoletano, realizzata nel 1697. Di grande pregio è l’organo a canne realizzato tra il 1766 e il 1770.

Altre opere di rilievo sono:

– l’Annunciazione di Massimo Stanzione, alle spalle dell’altare maggiore,

– Affreschi dell’abside del napoletano Nicola Malinconico.

A completare la bellezza della piazza in cui si erge la chiesa, sono da menzionare la statua della Carità scolpita nel 1877 da Onofrio Buccini e il grande Campanile realizzato in tufo per opera di Ambrogio Attendolo nel 1574.

Fonti:

Tartaglione Tommaso https://www.centrostudicaserta.it/la-grandezza-delle-annunziate/)

Bove Luigi https://marcianise.italiani.it/scopricitta/chiesa-dellannunziata-di-marcianise/

Maddaloni, la preziosa tela dei fratelli Funaro

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 Lo straordinario complesso del Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni custodisce non solo un edificio di grande rilievo storico, ma anche una preziosa tela del 1756, opera dei fratelli Giuseppe e Giovanni Funaro. Ogni dettaglio di questo luogo narra una storia che merita di essere protetta e tramandata. ✨

La tutela del nostro patrimonio culturale richiede dedizione e un impegno costante. Ogni intervento che la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento porta avanti rappresenta un atto di salvaguardia della nostra identità collettiva e del valore che questi luoghi ricchi di storia continuano a trasmettere. Per questo motivo il restauro della splendida tela è stato inserito nella programmazione ordinaria della Soprintendenza.

PH. Angela D’anna

L’Arco di Traiano e il suo valore encomiastico

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Commissionato dal Senato romano, che esercitava la piena potestà nella realizzazione delle strade pubbliche, l’Arco di Traiano si erge sulla via Appia, lì dove la Regina Viarum proseguiva fino a Brindisi con il nome di via Traiana. Tra le sue decorazioni, particolarmente suggestive sono la vittoria di Traiano sui Daci nel 107 d.C. e la funzione con sacrificio in occasione dell’inaugurazione della via Traiana.

Rappresentazione più completa della celebrazione di un trionfo romano, l’arco riproduce in maniera minuziosa quello di Tito. Un monumento che la Soprintendenza valorizza, attraverso il continuo lavoro di protezione portato avanti su tutto il territorio sannita.

PH. Cristiana Amicarelli

Carditello, un sito reale modello di imprenditoria illuminata

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Realizzato intorno al 1787, per volere di Ferdinando IV di Borbone, il Real Sito di Carditello ha ambienti che, per quell’epoca, era pensati con destinazione agricola: otto edifici a torre, cinque cortili e dodici capannoni. La vasta area antistante, volutamente riproduzione dei circhi romani, ospitava fino a 30mila spettatori che prendevano parte alle corse dei cavalli.

E’ considerato un modello di imprenditoria illuminata e accoglieva al suo interno sia la “Reale Industria della Pagliara delle Bufale” per la realizzazione di prodotti caseari che l’allevamento di cavalli di razza reale. Un sito per il quale il Governo ha stanziato trenta milioni di euro attraverso finanziamenti Pnrr e che vede la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento parte attiva in questa importante fase di recupero e valorizzazione.

PH. Gianfranco Vitolo

Sant’Angelo in Formis: un tesoro del Romanico campano

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Situata ai piedi del Monte Tifata, la Basilica di Sant’Angelo in Formis è uno dei simboli più preziosi del patrimonio storico e artistico delle provincia di Caserta. Costruita sui resti di un antico tempio dedicato a Diana, la basilica conserva straordinari affreschi del XI-XII secolo, esempio unico del dialogo tra cultura bizantina e romanica.

Questo capolavoro è un luogo di straordinaria bellezza e spiritualità, che testimonia la ricchezza culturale del nostro territorio. La Soprintendenza è impegnata nella tutela e valorizzazione di questo sito, affinché continui a raccontare la sua storia millenaria.

PH. Di Mongolo

Ultimo aggiornamento

18 Aprile 2025, 20:50