Domus di Confuleius

Domus di Confuleius

Corso Aldo Moro 218, Santa Maria Capua Vetere, CE.

Sito soggetto ad aperture straordinarie programmate.

Per richieste di apertura inviare una pec a: sabap-ce@pec.cultura.gov.it

Al momento non sono in programma aperture straordinarie. 

 

Nel 1955 lungo Corso Aldo Moro, durante lo scavo delle fondamenta per la costruzione di un palazzo in un lotto ancora inedificato, furono individuati due ambienti ipogei di una ricca domus. I resti delle due stanze, tra loro comunicanti,
furono inglobati nel piano cantinato dell’edificio moderno, e sono ancora oggi accessibili al pian terreno del condominio scendendo una scala a doppia rampa. Analoghi per forma e dimensioni sono coperti con volta a botte, hanno lucernaio posto alla sommità della copertura e si caratterizzano per presentare ricche decorazioni parietali e musive.

Il primo ambiente ospita su di un lato una vasca rettangolare e un pozzo circolare, presenta come il secondo pareti decorate in ‘primo stile pompeiano’, il soffitto a volta con lunette campite da bande orizzontali rosse e un pavimento in opus signinum con una disegno molto articolato che prevede in sequenza un ampio tappeto di rombi, una stretta fascia con catena di cerchi ornata da crocette al centro, ed un altro grande tappeto a crocette con riquadro centrale campito da una girandola inquadrata da una cornice circolare a meandro arricchita agli angoli da motivi vegetali. Da questo ambiente, tramite una porta posta sul centro della parete est, si accede al secondo, calpestando l’iscrizione presente sulla soglia che recita:

Recte omnia
velim sint nobis

(Vorrei che tutte le cose ci andassero bene)

Un’esortazione evidentemente benaugurante per il padrone e i suoi ospiti che era solito ricevere nel secondo ambiente interpretato come triclinio. Anche qui la diversa decorazione dei pavimenti consente di scandire lo spazio in due settori separati da un’altra iscrizione:

:P(ublius) Confuleius, P(ubli) (et) M(arct) l(ibertus), Sabbio, sagarius,
domum hanc ab solo usque ad summum,
fecit, arcitecto T(ito) Safinio, T(iti) j(ilio), Fal(erna), Pollione

(Publio Confuleio Sabbione, liberto di Publio e di Marco Confuleio, sagario, fece fare questa casa dal suolo fino al tetto, essendone architetto Tito Safinio Pollione, figlio di Tito, della tribù Falerna)

Si tratta di un documento di straordinaria importanza per più aspetti: intanto ci conferma la datazione ad età tardo repubblicana della casa (verso la metà del I secolo a.C. o poco prima) già suggerita dallo stile dei pavimenti e delle decorazioni parietali; menziona per la prima volta come artefice dei lavori non un capo mastro ma un architetto; rivela, infine, il nome del suo proprietario, un Publius Confuleius Sabbio, schiavo liberato di una nota famiglia capuana, la gens Confuleia. Confuleius era sagarius, venditore e forse anche fabbricante del “sagum”, un mantello di lana pesante di forma quadrata molto usato dai militari (il diverso colore indicava il grado del soldato), ma anche dai servi delle ville rustiche. Il proprietario era dunque membro del nuovo ceto emergente, uno schiavo affrancato che aveva fatto fortuna nella Capua precedente alla Colonia di Cesare accumulando ricchezze grazie ad una florida attività commerciale. La costruzione della casa, “dal suolo fino al tetto”, in un’area centrale, a pochi passi dal principale foro cittadino e lungo l’Appia, si traduceva nell’affermazione della sua ascesa sociale, di un raggiunto benessere economico che il proprietario poteva esternare con forme di luxuria privata. Dal punto di vista topografico, infine, la scoperta della casa con l’allineamento dei due ambienti lungo il marciapiede dell’Appia ha consentito di accertare come nel suo tratto cittadino la regina viarum camminasse con un lieve slittamento a nord rispetto all’attuale c.so Aldo Moro.

 

 

 

Testo a cura della dott.ssa Antonella Tomeo

Ultimo aggiornamento

14 Marzo 2024, 08:18