Santa Margherita di Antiochia

Santa Margherita

Nicola Fumo

Nicola Fumo, Santa Margherita, terzo decennio del XVIII secolo. Roccaromana (CE), frazione Statigliano, chiesa di Santa Margherita (legno di tiglio policromo, cm 90x120x140) 

La Santa Margherita di Antiochia è collocata sull’altare maggiore della chiesa intitolata alla Santa Martire. Figlia di un sacerdote pagano, dopo la morte della madre la giovane fu affidata a una balia, che la educò in segreto alla religione cristiana. Incarcerata, fu sorpresa in cella dal demonio che le apparve sotto forma di drago e la inghiottì. La fanciulla riuscì a squarciargli il ventre con una croce e a salvarsi. La Santa, dalle raffinate vesti colorate e dall’accurata ed elegante pettinatura, è ritratta con la palma del martirio nella mano sinistra, la croce – di manifattura moderna – nella mano destra, e il drago, tramortito e con la bocca spalancata. L’opera è in questa sede attribuita al maestro salernitano Nicola Fumo, verosimilmente realizzata nel suo periodo più maturo, come testimoniano la complessa articolazione dei drappeggi delle vesti e la raffinatezza dei dettagli decorativi. 

Prima dell’ultimo restauro, nel 2024, l’opera risultava alterata in quanto molto rimaneggiata: gli strati pittorici originali erano coperti da una spessa ammannitura e da una ridipintura grossolana. La scultura è composta da cinque blocchi principali in legno di tiglio: il busto della Vergine, il drago, la palma del martirio, il crocifisso e il basamento. La figura è stata realizzata assemblando quattro sezioni principali alle quali sono aggiunti ad incastro altri elementi più piccoli, costituenti il panneggio e la capigliatura, per un totale di novantuno frammenti circa. 

Depositi di varia natura opacizzavano gli incarnati e gli occhi; per altro, l’utilizzo di candele votive aveva causato l’accumulo di cera e alcune zone di combustione.  

Il supporto ligneo era interessato da fessurazioni, fenditure lungo la fibra e distacchi. Molte erano le mancanze strutturali, quali il tratto terminale della coda del drago, l’indice, il mignolo e parte del medio e dell’anulare della mano destra della Santa.  

Le indagini stratigrafiche hanno rilevato i precedenti interventi e individuato i materiali compositivi originali. Visti i numerosi fori da sfarfallamento, l’opera è stata disinfestata, e in seguito la pellicola pittorica e lo strato preparatorio sono stati consolidati. Le porzioni mancanti, come le dita, sono state integrate con una resina bicomponente (araldite); il ritocco pittorico è avvenuto per selezione cromatica, preferendo velature di colori ad acquerello, sottotono rispetto agli originali. 

Ultimo aggiornamento

6 Marzo 2025, 14:00