San Rocco

San Rocco

Francesco Antonio Picano

Francesco Antonio Picano, San Rocco, 1716. Capriati a Volturno (CE), chiesa di San Rocco (legno di castagno policromo,cm 120x60x40) 

Il San Rocco, conservato in una nicchia dell’abside della chiesa a lui intitolata a Capriati a Volturno, è attribuibile allo scultore Francesco Antonio Picano. Il Santo, reso in modo naturalistico con un’espressione compassionevole, è ritratto con un aspersorio nella mano destra, utilizzato per benedire gli appestati con l’acqua santa. Egli mostra una piaga da peste della quale si ammalò durante un soggiorno a Piacenza, occasione in cui fu sfamato da un cane, raffigurato ai suoi piedi con un pezzo di pane tra i denti. Sul basamento, prima dell’ultimo intervento conservativo del 2018, era dipinta l’iscrizione “Franciscus Picano Fecit A[nno] D[omini] 1716”, non autografa e dunque rimossa in fase di restauro, verosimilmente derivata da quella presente su un precedente piedistallo perduto. L’ipotesi più probabile è che il San Rocco sia stato realizzato da Francesco Antonio nel 1716, ispirandosi al linguaggio di Giacomo Colombo, scultore veneto del quale egli fu allievo. 

Il corpo centrale dell’opera si compone di tre blocchi verticali in legno di castagno, mentre le mani e il cane sono intagliati singolarmente e poi aggregati. Il basamento ligneo rettangolare è sproporzionato rispetto al gruppo scultoreo, forse perché sostituito all’originale. 

L’opera era molto compromessa per le costanti sollecitazioni subite durante le processioni a causa dei numerosi ex voto in metalli preziosi che, nel ricoprire la figura, causavano abrasioni e decoesioni della superficie pittorica. Quest’ultima presentava anche traccia di bruciature da candela, tagli sulla parte posteriore e fori di sfarfallamento. Erano presenti anche delle integrazioni non autografe, come le prime tre dita della mano destra del Santo, una parte della coda del cane, e i sassi in sughero sul basamento, che pertanto sono stati rimossi e sostituiti. Dopo la disinfestazione in anossia, la pulitura del manufatto ha riportato alla luce le cromie originali degli abiti e degli incarnati, coperti da uno spesso strato di pittura a olio. 

È stata realizzata anche un’integrazione plastica con la ricostruzione delle parti mancanti e il riempimento delle fessurazioni, risarcite con velature di colori ad acquerello.

Ultimo aggiornamento

6 Marzo 2025, 14:40