Colori Divini – Cartella Stampa

La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento presenta ColoriDivini Venerdì 7 marzo 2025 presso la Sala Conferenze Museo Diocesano Diffuso Diamare di Sessa Aurunca
COMUNICATO STAMPA
Colori Divini
La scultura lignea
del Settecento
in Terra di Lavoro
Sarà visitabile fino al 6 aprile 2025 la mostra “COLORI DIVINI. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro”, promossa dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, in collaborazione con la Diocesi e con il Comune di Sessa Aurunca e presentata questa mattina nella Sala Pio IX del Museo Diocesano Diffuso Diamare.
L’occasione è unica per ammirare un gruppo di dieci raffinatissime sculture di soggetto sacro, dalla forte carica devozionale, realizzate da alcuni tra i più noti intagliatori attivi a Napoli tra la fine del Seicento e il secolo successivo. Le opere, per la prima volta esposte in mostra, si caratterizzano per la stretta relazione storica e culturale con i rispettivi territori di provenienza: figure sacre, realisticamente rappresentate, nelle quali le comunità si riconoscono e attraverso le quali rafforzano il senso di appartenenza che il Ministero della Cultura, attraverso la Soprintendenza Abap di Caserta e Benevento, tutela e conserva, promuovendone la conoscenza grazie alle costanti e continue attività messe in campo dal Soprintendente Mariano Nuzzo.
Nel corso dell’iniziativa odierna la mattinata è stata strutturata in due parti: la prima ha visto la presentazione del libro Notizie dai restauri. Nuove acquisizioni sulla scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro, Edizioni Saletta dell’Uva, a cura delle storiche dell’arte Paola Coniglio (Sabap di Caserta e Benevento) e Immacolata Salvatore (Sabap per il Comune di Napoli), sostenuto da Edison. Un libro che raccoglie quindici casi-studio che raccontano la storia conservativa
e delineano il contesto storico-artistico delle opere, oggetto di restauri, effettuati con l’alta sorveglianza della Soprintendenza in sinergia con i parroci interessati e con le Diocesi di riferimento.
Durante la conferenza stampa di presentazione hanno portato i loro saluti il vescovo di Sessa Aurunca, di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo S.E.R. Monsignor Giacomo Cirulli, il Soprintendente delegato alla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento Mariano Nuzzo, l’incaricato regionale BCE-CEC Don Roberto Guttoriello, il Direttore del Museo Diocesano Diffuso Diamare Antonio Maio, il sindaco di Sessa Aurunca Lorenzo Di Iorio e Andrea Colombo di Edison. Sono seguiti gli interventi scientifici di Pierluigi Leone de Castris e di Gian Giotto Borrelli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, moderati dal Funzionario della Soprintendenza di Caserta e Benevento Mariangela Mingione.
La seconda parte è stata dedicata alla visita della mostra “COLORI DIVINI. La scultura lignea del Settecento in Terra di Lavoro”, un’accurata selezione di dieci sculture con soggetto sacro, dotate di didascalie con QR-code per accedere a contenuti digitali. Gli enti prestatori sono l’Arcidiocesi di Benevento, l’Arcidiocesi di Capua, la Diocesi di Isernia-Venafro, la Diocesi di Sessa Aurunca e la Diocesi di Teano-Calvi, che ha contribuito con ben cinque opere. L’evento di presentazione si è concluso con una breve e apprezzatissima esibizione musicale del quintetto Orchestra Domenico Cimarosa.
Il Soprintendente Mariano Nuzzo ha dichiarato: “Accendiamo i riflettori sul
dialogo tra opere d’arte e manufatti di periodi e contesti territoriali differenti, inquadrando il tema trasversale della conservazione e della protezione del patrimonio. Un’esposizione con temporalità e storie differenti, legate ad idee brillanti, che si fondono con ragguardevoli espressioni dell’ingegno. Lo studio e la ricerca scientifica portata avanti con impegno dalle funzionarie Coniglio e Salvatore e la rinvigorita sinergia della Soprintendenza con le Istituzioni confluiscono nell’evento “Colori Divini”, che rafforza nella comunità la memoria storica e consolida lo spirito critico nei confronti della nostra splendida ricchezza materiale e immateriale. Il Ministero della Cultura si conferma come luogo di custodia e salvaguardia di un’eredità che appartiene a tutti”.
Grafica&Editing: Cristiana Amicarelli








Foto di Paola Coniglio
La scheda
Le sculture esposte sono ancora oggi custodite nei luoghi di culto per le quali sono state realizzate, spesso occupando al loro interno le collocazioni originarie. In larga parte le immagini sacre raffigurano i santi titolari delle chiese che le ospitano: sono questi i casi del San Bartolomeo di Vairano Patenora, del San Rocco di Capriati al Volturno, del San Marco di Teano, della Santa Margherita di Roccaromana, del San Michele Arcangelo di Marcianise, del San Silvestro Papa di Calvi Risorta e del San Simeone di Camigliano.
Tra le fabbriche religiose rappresentate, il Duomo di Marcianise riveste un’importanza davvero significativa, poiché da esso provengono ben due sculture protagoniste di questa esposizione, ossia il già citato San
Michele Arcangelo e il San Francesco Saverio. La gran parte delle opere è tuttavia conservata in piccole chiese, che nel XVIII secolo si sono rese protagoniste di episodi di committenza di raffinate sculture lignee policrome: fra queste occupa un posto di rilievo la mirabile Madonna col Bambino in trono, dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Montesarchio, che, alla luce dei nuovi dati emersi nel corso del restauro, è stata attribuita a Pietro Patalano.
In altri casi, invece, ci troviamo di fronte a edifici di culto che, in passato, hanno ospitato congreghe laicali, desiderose di dotarsi dei simulacri raffiguranti i santi, per i quali esprimevano una particolare devozione, così come è accaduto a Sessa Aurunca per il San Giuseppe col Bambino.
La capillare diffusione di queste immagini sacre è determinata dalla loro natura di opere a carattere devozionale, percepita dai fedeli ancora oggi come materiale vivo e
reale, grazie alla tridimensionalità della raffigurazione, che conferisce una manifestazione plastica della santità. Per questo motivo le botteghe specializzate nell’intaglio ligneo adottavano espedienti tecnici al fine di rendere, talora più veri del vero, dettagli fisici che suscitassero reazioni forti e un commovente trasporto emotivo durante la vestizione oppure nel corso della lenta processione che conduceva il santo o la santa lungo le principali strade del paese.
L’impiego del legno, notoriamente dai costi contenuti, di facile reperimento e agile da trasportare, spiega la diffusione delle sculture lignee in età moderna, anche tra Committenze non necessariamente facoltose. Tuttavia, la natura stessa del materiale, particolarmente fragile e deperibile, esposto più di altri al degrado fisico, ha reso e rende tali opere vulnerabili, richiedendo maggiore cura e attenzione da parte della collettività tutta, oltre che
dell’Ente di tutela, al fine di garantirne l’integrità fisica futura e di promuoverne la fruizione pubblica.

Gian Giotto Borrelli relatore
Gian Giotto Borrelli si è laureato in Lettere moderne (indirizzo Storia dell’Arte) presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” con una tesi su “Lo scultore Francesco Pagano (1698-1764)”.
Nell’a.a. 1990-91 ha conseguito il Diploma di specializzazione in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” con una tesi su “La decorazione a stucco nella Napoli barocca”, mentre nell’a.a. 1996-97 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia dell’Arte moderna con una tesi su “Domenico Antonio Vaccaro scultore (1678-1745)” presso la medesima università.
Dall’a.a. 2008-09 è ricercatore confermato in Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”, Facoltà di Lettere, dove insegna Storia dell’Arte medievale e Moderna, Storia del Restauro, Storia delle Tecniche artistiche in età Medievale e Moderna e Tecnologie per i BBCC.
Dall’a.a. 2007-08 insegna Storia del restauro e delle tecniche artistiche presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici (Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” -Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”).
Fa parte della Commissione di Storia dell’arte e storia delle idee a Napoli e nell’Europa mediterranea – Dottorato di ricerca XXIII ciclo 2008-2011, del Comitato Scientifico della rivista “Confronto”, del Comitato Direttivo della Società Napoletana di Storia Patria.
I suoi interessi vertono sulla produzione artisti
Settecento, con un’attenzione particolare verso la statuaria, la produzione presepiale e la scultura in legno tra Campania, Puglia e Basilicata. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali, scrivendo saggi e contributi monografici, come Sculture in legno di età barocca in Basilicata (Napoli 2005).
Pierluigi Leone de Castris relatore
Pierluigi Leone de Castris si è laureato in Lettere e Filosofia e perfezionato in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, rispettivamente con una tesi di laurea in Storia dell’arte medioevale e moderna (“Ugolino di Vieri e soci. Orafi e smaltisti a Siena, 1320-1350”) e con una tesi di perfezionamento in Storia dell’arte moderna (“La famiglia D’Amato, pittori”).
Dal 1978 è stato ispettore e poi direttore storico dell’arte presso la Soprintendenza per i beni artistici e storici della Campania, quindi di Napoli, occupandosi di conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio artistico regionale, curando, nel 1981-82 e poi – nella veste attuale, nel 1993-99 – i riallestimenti del Museo di Capodimonte ed i cataloghi dei dipinti antichi di quel museo, allestendo altri musei sul territorio, come il Museo Civico di Castel Nuovo a Napoli, ed organizzando numerose mostre a Napoli, in altre regioni d’Italia, in Europa e negli Stati Uniti.

Professore a contratto di Museologia e museografia all’Università di Lecce fra il 1990 ed il 1998, nel 1998 è risultato vincitore del concorso nazionale per il settore di Storia dell’arte moderna, e nel 2000 idoneo al concorso per il medesimo settore bandito dall’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
Dall’anno accademico 2001-2002 è professore a contratto di Storia della critica d’arte, e dall’aprile 2004, vincitore di un concorso per trasferimento, professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli.
Dal 2005 al 2008 è stato vicepresidente e dal 2008 al 2011 presidente della Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte.
Dall’a.a. 2011-12 è Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli e dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Fra il 2000 e il 2004 ha coordinato un’unità locale di un COFIN fra le università di Perugia, Urbino, Chieti e Basilicata sullo studio e la catalogazione informatizzata delle opere di scultura lignea fra l’età medioevale e quella moderna.
Dal 2012 è responsabile, presso l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, di un’unità locale di un PRIN sullo studio della Scultura in legno fra l’Italia e l’Europa in età moderna.
I suoi interessi vertono principalmente sull’arte a Napoli e nel Meridione d’Italia fra la fine del Duecento e l’inizio del Seicento, e si sono concentrati nel mettere a fuoco la dimensione ed i caratteri europei e mediterranei di quest’ultima.
Su questi temi ha pubblicato numerosi saggi, alcune sintesi generali ed inoltre volumi monografici.


















Foto di Mariangela Mingione e Cristiana Amicarelli
Ultimo aggiornamento
10 Marzo 2025, 10:16